Paolo Cesarone non è nemmeno maggiorenne quando decide di lasciare Roma per Montebello sul Sangro: d’ora in avanti la sua vita sarà votata all’agricoltura.
Sono gli anni ’90, la scelta del ragazzo è coraggiosa, ma non avventata. Nei luoghi che sceglie di vivere, ci trascorreva le estati da bambino. Suo padre, romano d’adozione, era originario di Montebello, e aveva continuato a frequentare il paese per coltivare, nel tempo libero, la sua grande passione: la terra.
Un amore incondizionato che viene da lontano, da San Paolo del Brasile, dal bisnonno di Paolo che all’inizio del secolo scorso lascia il Nuovo Mondo per il Vecchio, e torna alle sue radici, a Montebello. Qui investe tutta la sua fortuna in terreni agricoli, gli stessi che poi un giorno continuerà a coltivare suo figlio, e poi ancora suo nipote, fino a Paolo.
Oggi la Piccola Terra conta quasi 100 ettari di terreno sui quali sono coltivati solina, Senatore Cappelli, farro, ceci, lenticchie, patate, zafferano e ortaggi, tutto a regime biologico. I prodotti, fino a qualche anno fa, erano commercializzati soprattutto attraverso i GAS (Gruppi di Acquisto Solidale) e la vendita era diretta, ma poi dopo la pandemia, c’è stata una battuta d’arresto. Così, anziché portare avanti il suo marchio, Paolo ha deciso di puntare tutto sulla materia prima, e quindi collaborare con aziende del settore che acquistano, trasformano e commercializzano il suo raccolto in farina, pasta e sottolio.
In questi anni non ha mai avuto dubbi o esitazioni riguardo il percorso di vita intrapreso, il lavoro del contadino non è semplice, è faticoso, reso sempre più difficile anche dal cambiamento climatico, ma la sua è una passione viscerale, ancestrale.
Paolo, con il suo lavoro, continua a mantenere vivo il sogno di tre generazioni: la Piccola Terra.